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GIOVAN BATTISTA ALLOATI

Giovan Battista Alloati

(Torino, 1878 - 1964)

Dopo un periodo trascorso presso un collegio a Bastia, in Corsica, frequenta nella sua città l’Accademia Albertina di Belle Arti come allievo di Odoardo Tabacchi (1831 – 1905, noto scultore italiano allievo dell’Accademia di Brera, pratica l’attività a Roma, Firenze, Napoli e Milano, specialmente con opere monumentali). Già all’età di vent’anni è chiamato a realizzare alcune decorazioni scultoree in stile Liberty nelle sale apprestate per l'Esposizione di Torino, ed in considerazione del successo ottenuto, nel 1900 collabora anche all'allestimento del padiglione italiano all'Esposizione Universale di Parigi dove si mette in mostra tanto da essere selezionato, unico artista straniero, a collaborare per la realizzazione dei decori del Gran Palais de Beaux Arts della capitale francese.
Nello stesso anno vince anche un soggiorno a Roma al Concorso del Pensionato Artistico Nazionale e tornato a Torino, inizia a cooperare con gli scultori Leonardo Bistolfi, Pietro Canonica ed Edoardo Calandra. Sempre nel 1901 partecipa alle rassegne della Promotrice d'Arte e del Circolo degli artisti e tre anni più tardi realizza i decori scultorei della Sala Piemontese della Mostra Internazionale d'Arte di Venezia. Nello stesso periodo sposa Olimpia Perrone che, nel 1909, mette al mondo il figlio Adriano che, sulle orme del padre, diverrà anch’egli un noto ed apprezzato pittore e scultore.
Partecipa attivamente alla Prima guerra Mondiale arruolarsi come volontario, impegnato come staffetta nel reparto motociclisti al servizio del Comando di Divisione.
Al termine degli eventi bellici Giovan Battista Alloati riprende il suo lavoro d’artista adottando in alcune sue opere lo stile modernista. Nel 1920 è quindi nominato titolare della cattedra di “Figura ed Ornato” all'Accademia di Belle Arti di Torino ed il giornale “La Stampa Sportiva” sarà “[...] lieto di pubblicare l'effigie di questo prode artista che è amante di tutti gli sports, del ciclismo, del motociclismo, del canottaggio, dell'alpinismo e dell'equitazione e che intende creare una serie di opere d'arte celebranti l'energia dei nostri uomini di sport diventati meravigliosi uomini di guerra”.

Nel secondo dopoguerra aggiunge alle sue esperienze artistiche anche la tecnica della ceramica realizzando diverse sculture in terracotta. Il suo lavoro di continua ricerca espressiva prosegue fino all’ultimo quando, all’età di 86 anni, l’11 novembre del 1964 muore a Torino per un improvviso scompenso cardiocircolatorio ed il giorno successivo il giornale “La Stampa” annuncia così la scomparsa dell’artista torinese: "Si è spento ieri notte in tarda età nella sua casa di via Moncalvo lo scultore Giovanni Battista Alloati, nato a Torino nel 1878, il cui nome, se non può essere familiare alle nuove generazioni artistiche, fu invece assai noto in Italia nei primi decenni del secolo, e popolarissimo presso la cittadinanza torinese, anche per la partecipazione estrosa di chi lo portava a tutte le manifestazioni civiche del tempo, dalle feste del «Circolo degli Artisti» ai veglioni del «Regio», dove una volta egli comparve mascherato da «selvaggio» seminudo, il corpo muscoloso appena ricoperto da una pelle di pantera. La sua opera folta e varia fu perfettamente rappresentativa dello stile di un'epoca e di un gusto, dal crudo verismo fine Ottocento al liberty trionfante a Torino nell'esposizione del 1902, alla quale l'Alloati appunto fornì una fontana decorativa con due naiadi, dalle cadenze floreali non dissimili da quelle della fontana provvista a Cuneo. Sulla linea veristica [...] stanno viceversa i numerosi energici ritratti, d'un modellato piuttosto pesante ma espressivo - del padre, della madre, del Tabacchi, di Tamagno e di Luisa Bianca Tamagno (forse il suo migliore busto di donna), di Giolitti, di Alfredo Frassati, di Mario Costa, di Mascagni, di Zacconi, del vichinista Polo, ecc... - e i molti gruppi statuari da quelli di «Atleti» scolpiti nel cemento per il primo stadio di Torino costruito in occasione dell'esposizione del 1911, alle figure celebrative di «Alpini» della guerra '15-'18 (e come alpino vi aveva valorosamente partecipato) e di tanti - rammentiamo quello di Cuneo - ed ai monumenti funerari, a Torino, Borgomanero, Mondovì, questi però ammorbiditi dai sinuosi ritmi dell'Art Nouveau".